La Rivincita di natale
Titolo: La rivincita di Natale
Regia: Pupi Avati
Sceneggiatura: Pupi Avati
Fotografia: Pasquale Rachini
Interpreti: Diego Abantuono, Gianni Cavina, Carlo Delle Piane, George Eastman, Alessandro Haber, Nino Fuscagni, Osvaldo Ruggieri, Augusto Zucchi
Nazionalità: Italia, 2003
Durata: 2h. 01′
Dopo diciassette anni di successi (e qualche fallimento) ma soprattutto di ripensamenti e riflessioni, Pupi Avati si è deciso a dare finalmente un seguito alla storia di Franco (Diego Abatantuono) e a concedergli dopo tanto tempo una golosa rivincita. L’ingenuo protagonista di Regalo di Natale che, un po’ per orgoglio un po’ per sfida, nella notte santa del 1986 si era fatto ridurre letteralmente sul lastrico da una partita di poker organizzata ad arte da due degli altri partecipanti, è deciso a riunire la truppa e a (ri)giocarsi la propria dignità. Ora, grazie all’aiuto dell’ex suocero, Franco è una persona diversa ed un imprenditore di successo, proprietario di due grandi multisala milanesi. E’ di nuovo Natale ed il buon Franco viene invitato a partecipare ad una cena da alcuni amici; da lì in poi, per tutta una serie di circostanze non proprio casuali, si ritroverà nuovamente faccia a faccia con gli altri quattro giocatori attorno al tavolo da gioco nella partita di rivincita che ha sognato di giocare per tanti anni. Un intrigo che molto più del primo si tinge di giallo, un giallo ancor più squallido e che in maniera più forte mette in risalto la bassezza cui è capace di arrivare l’animo umano quando in ballo c’è il vile denaro. Bisogna considerare poi che come aggravante ora c’è che negli anni la vita ha ulteriormente deteriorato le qualità umane di tutti i protagonisti – per non parlare dei loro rapporti; chi per un motivo chi per un altro tutti sono insoddisfatti e pieni di rabbia, ma nessuno lo è tanto quanto Franco. Ed è per questo che il finale riserverà un colpo di scena addirittura più eclatante di quello dello spiazzante finale di Regalo di Natale.
Com’era ovvio e come il titolo illustra alla perfezione, l’argomento di questo seguito non poteva che essere la rivincita di Franco, un magistrale Diego Abatantuono, imperturbabile e cinico che – a nostro avviso – rappresenta il surplus che fa di questo film uno dei pochi esempi di come un seguito riesca ad essere addirittura meglio del primo film. Ma questa volta il primo a bluffare e a giocare con lo spettatore è Pupi Avati, la storia è piena di rovesciamenti di fronte, di colpi di scena, di trabocchetti e di rivelazioni sconvolgenti che avvicinano questo film ad un thriller piuttosto che ad un film drammatico, nonostante la tristezza di alcune situazioni porti spesso a riflettere su quali siano i valori veramente importanti nella vita di un uomo.
Un plauso quindi ad uno dei pochi registi italiani che a distanza di tanti anni è riuscito ad avvolgere questa sua “rivincita” con lo stesso velo di malinconia e di ripugnante disonestà con cui aveva “confezionato” il suo “regalo” tanti anni fa, riuscendo tra l’altro ad attualizzare in maniera perfetta una storia dal sapore antico. Non era facile ricreare le stesse atmosfere e dar vita ad una storia interessante che non risultasse monotona ed incentrata unicamente sulla ripicca-rivalsa tra i due litiganti del primo film, ma immaginiamo – visto l’affiatamento che hanno dimostrato – che non sia stato poi molto complicato riunire gli stessi attori per girare il seguito del film (con La casa dalle finestre che ridono) forse più riuscito ed apprezzato del grande regista.